... lo Spirito Santo entrerà nella sofferenza umana e cosmica con una nuova elargizione di amore, che redimerà il mondo.  Giovanni Paolo II, Dominum et Vivificantem

Vieni, Santo Spirito

Vieni, Santo Spirito

manda a noi dal cielo

un raggio della tua luce.

 

Vieni, padre dei poveri,

vieni, datore dei doni,

vieni, luce dei cuori.

 

Consolatore perfetto,

ospite dolce dell’anima,

dolcissimo sollievo.

 

Nella fatica, riposo,

nella calura, riparo,

nel pianto, conforto.

 

O luce beatissima,

invadi nell’intimo

il cuore dei tuoi fedeli.

 

Senza la tua forza,

nulla è nell’uomo,

nulla senza colpa.

 

Lava ciò che è sordido,

bagna ciò che è arido,

sana ciò che sanguina.

 

Piega ciò che è rigido,

scalda ciò che è gelido,

raddrizza ciò che è sviato.

 

Dona ai tuoi fedeli

che solo in te confidano

i tuoi santi doni.

 

Dona virtù e premio,

dona morte santa,

dona gioia eterna.

Amen


Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.
Giovanni 14, 26

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Lo Spirito Santo apre il cuore dell’uomo,

è il custode della Speranza,

è Colui che illumina la coscienza attraverso la Verità,

ci convince del peccato e ci svela il male,

ci purifica integralmente e ci cura le più profonde ferite dell’anima.

Seguendo il cammino della Vita,

ecco che attraverso il soffio della Preghiera,

incontriamo Colui che dà la Vita,

il Fiume d'Acqua Viva,

che riversa l’Amore nei nostri cuori.

Mediante la Fede,

Maria è riuscita a contenere l’Infinito in sé,

a ricevere lo Spirito Santo,

Fonte di Verità e Vita,

giungendo in contatto con la massima Libertà,

per donarci la Luce del mondo

e farci diventare figli di Dio.

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Ecco ora qualche riflessione di Paolo VI sullo Spirito Santo:

Diletti Figli e Figlie!

Fate attenzione: di che vive la Chiesa? Noi ci poniamo oggi questa domanda seguendo la traccia d’un pensiero che, in queste udienze, abbiamo già considerato; il pensiero che si rivolge ai bisogni della Chiesa, con l’intenzione di mettere a profitto la buona volontà, di cui codesta visita al Papa è segno e stimolo, per portare aiuto a quei bisogni della Chiesa, che qui commuovono i cuori credenti e filiali. Di che vive la Chiesa? La questione si dirige verso ciò ch’è principio interiore della sua vita; principio originale, che la distingue da ogni altra società; principio indispensabile, com’è il respiro per la vita fisica dell’uomo; principio divino, che fa del figlio della terra un figlio del Cielo, e che conferisce alla Chiesa la sua mistica personalità: lo Spirito Santo. La Chiesa vive di Spirito Santo. La Chiesa è nata veramente, si può dire, il giorno di Pentecoste. Il bisogno primo della Chiesa è di vivere sempre la Pentecoste.

Ascoltate che cosa dice il Concilio: «. . . il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa, e i credenti avessero così per Cristo accesso al Padre in un solo Spirito (cfr. Eph. 2, 18). Questi è lo Spirito che dà la Vita, è una sorgente di acqua zampillante fino alla vita eterna (cfr. Io. 4, 14; 7, 38-39)... Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cfr. 1 Cor. 3, 16; 6, 19) . . . Egli guida la Chiesa verso tutta intera la verità, la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e la dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti . . .» (Lumen Gentium, 4).

È nello Spirito Santo che si perfeziona la duplice unione: della Chiesa con Cristo e con Dio, e della Chiesa con tutti i suoi membri, cioè i fedeli. È lo Spirito Santo che vivifica mediante quell’intima azione, che chiamiamo la Grazia, il corpo intero e le singole membra della Chiesa. Siamo tutti persuasi di questa verità teologica della nostra fede, anche se non ci è facile formarci un concetto adeguato della realtà ontologica e psicologica, a cui tale verità corrisponde. Ma a noi per ora basta così, e diciamo: se la Chiesa vive dell’animazione illuminante e santificante dello Spirito Santo, dello Spirito Santo ha bisogno: bisogno primo, bisogno esistenziale, bisogno che non può essere soddisfatto con illusioni, con surrogati: «sine tuo numine nihil est in homine», senza la tua grazia nulla rimane nell’uomo; come dice la bella sequenza di Pentecoste; bisogno universale, bisogno permanente. Qui si potrebbe obbiettare: ma non possiede già la Chiesa lo Spirito Santo? non è già appagato questo bisogno? Sì, certamente la Chiesa già possiede e per sempre lo Spirito Santo: ma, primo, la sua azione ammette gradi e condizioni, per cui la nostra azione è pure richiesta, affinché quella dello Spirito Santo sia libera e piena; e secondo, la presenza dello Spirito Santo può venir meno e può mancare nelle singole anime; per questo si predica la Parola di Dio e si distribuiscono i Sacramenti della Grazia; per questo si prega e si cerca di meritare, ognuno per sé, e ognuno anche per la Chiesa intera, il grande «Dono di Dio», lo Spirito Santo.

Noi ci siamo chiesti più volte quali siano i bisogni maggiori della Chiesa, noi che dalla meditata sapienza del Concilio abbiamo approfondito la conoscenza e la coscienza di questo fenomeno umano, polarizzato in Gesù Cristo, definito Popolo di Dio, suo Corpo mistico, di Cristo, in Lui compaginato e articolato (Cfr. Eph. 4, 16), destinato a fare del genere umano una società di fratelli, dall’aspetto così  luminoso da orientare gli uomini, come segno e strumento, al loro destino religioso (Lumen Gentium, 1); noi, che dall’esperienza del mondo moderno, gigante meraviglioso di scienza e di potenza, ma a tratti cieco e folle su ciò che più importa, l’amore e la vita; noi, che intravediamo designarsi nei secoli passati e aprirsi al secolo nuovo più chiara, più diritta, più impellente la vocazione santificatrice e missionaria di lei, la Chiesa, e che la sentiamo impegnata a collaborare nel superamento del dislivello sociale, quasi scala, non ostacolo, che ancora separa e contrappone fra loro gli uomini a causa della diversa e spesso ingiusta fruizione del regno della terra, mentre tutti sono invitati, e più lo sono i poveri, al godimento del regno dei cieli; noi, quale bisogno avvertiamo, primo e ultimo, per questa nostra Chiesa benedetta e diletta, quale?

Lo dobbiamo dire, quasi trepidanti e preganti, perché è il suo mistero, e la sua vita, voi lo sapete: lo Spirito, lo Spirito Santo, animatore e santificatore della Chiesa, suo respiro divino, il vento delle sue vele, suo principio unificatore, sua sorgente interiore di luce e di forza, suo sostegno e suo  consolatore, sua sorgente di carismi e di canti, sua pace e suo gaudio, suo pegno e preludio di vita beata ed eterna (Cfr. Lumen Gentium, 5).

La Chiesa ha bisogno della sua perenne Pentecoste; ha bisogno di fuoco nel cuore, di parola sulle labbra, di profezia nello sguardo.

La Chiesa ha bisogno d’essere tempio di Spirito Santo (Cfr. 1 Cor. 3, 16-17; 6, 19; 2 Cor. 6, 16), cioè di totale mondezza e di vita interiore; ha bisogno di risentire dentro di sé, nella muta vacuità di noi uomini moderni, tutti estroversi per l’incantesimo della vita esteriore, seducente, affascinante, corruttrice con lusinghe di falsa felicità, di risentire, diciamo, salire dal profondo della sua intima personalità, quasi un pianto, una poesia, una preghiera, un inno, la voce orante cioè dello Spirito, che, come c’insegna S. Paolo, a noi si sostituisce e prega in noi e per noi «con gemiti ineffabili», e che interpreta Lui il discorso che noi da soli non sapremmo rivolgere a Dio (Cfr. Rom. 8, 26-27).

Ha bisogno la Chiesa di riacquistare l’ansia, il gusto, la certezza della sua verità (Cfr. Io. 16, 13), e di ascoltare con inviolabile silenzio e con docile disponibilità la voce, anzi il colloquio parlante nell’assorbimento contemplativo dello Spirito; il Quale insegna «ogni verità» (Ibid.); e poi ha bisogno la Chiesa di sentir rifluire per tutte le sue umane facoltà l’onda dell’amore, di quell’amore che si chiama carità, e che appunto è diffusa nei nostri cuori proprio «dallo Spirito Santo che a noi è stato dato» (Rom. 5, 5); e quindi, tutta penetrata di fede, la Chiesa ha bisogno di sperimentare un nuovo stimolo di attivismo, l’espressione nelle opere di questa carità (Cfr. Gal. 5, 6), anzi la sua pressione, il suo zelo, la sua urgenza (2 Cor. 5, 14),  la testimonianza, l’apostolato.

Uomini vivi, voi giovani, e voi anime consacrate, voi fratelli nel sacerdozio, ci ascoltate? Di questo ha bisogno la Chiesa. Ha bisogno dello Spirito Santo. Dello Spirito Santo in noi, in ciascuno di noi, e in noi tutti insieme, in noi-Chiesa.

Come mai si è affievolita questa pienezza interiore in tanti spiriti, che pur della Chiesa si dicono? come mai tante schiere di fedeli militanti nel nome e sotto la guida della Chiesa si sono impigrite e diradate? come mai molti si sono fatti apostoli della contestazione, della laicizzazione e della secolarizzazione, quasi pensando di dare più libero corso alle espressioni dello Spirito? o talvolta più fidando nello spirito del mondo, che in quello di Cristo? E ancora: come mai alcuni hanno allentato, anzi denunciato come catene moleste, i vincoli dell’obbedienza ecclesiale e della gelosa adesione alla comunione col ministero della Chiesa, per il pretesto di vivere secondo  lo Spirito, affrancati dalle forme e dalle norme proprie delle istituzioni canoniche, di cui il corpo visibile della Chiesa pellegrina, storico ed umano, anche se mistico, deve essere compaginato? Sarebbe forse il ricorso allo Spirito Santo ed ai suoi carismi un pretesto, non forse troppo sincero, per vivere, o per credere di vivere, la religione cristiana in modo autentico, mentre chi di tale pretesto si serve, vive secondo il proprio spirito, il proprio libero esame, la propria arbitraria e spesso effimera interpretazione?

Oh! se cotesto fosse vero Spirito, non saremo noi certamente ad  estinguerlo! (Thess. 5, 19) Ben sappiamo che «lo Spirito soffia dove vuole» (Io. 3, 8); e sappiamo che la Chiesa, se è esigente verso i veri fedeli per le sue stabilite osservanze, e se spesso ella si mostra cauta e diffidente verso le possibili illusioni spirituali di chi prospetta fenomeni singolari, ella è e vuol essere estremamente rispettosa delle esperienze soprannaturali concesse ad alcune anime, o dei fatti prodigiosi, che talvolta Iddio si degna miracolosamente inserire nella trama delle naturali vicende.

Ma vogliamo ancora una volta valerci dell’autorità della tradizione,espressa, com’è noto, da S. Agostino, il quale ci ricorda che«nulla deve più temere il cristiano quanto il separarsi dal corpo di Cristo. Se infatti si separa dal corpo di Cristo, non è più membro di Lui; e se non membro di Lui, non è nutrito dallo Spirito di Lui (In Ev. Io. 27, 6; PL 35, 1618) «non vive dello Spirito di Cristo, se non il corpo di Cristo» (Ibid. 26, 13). Perché l’umile e fedele adesione alla Chiesa non solo non ci priva dello Spirito Santo, ma ci mette piuttosto nella migliore e sotto un certo aspetto nell’indispensabile condizione per godere personalmente e collettivamente della sua vivificante circolazione. La quale ciascuno di noi può mettere in attività. Primo con l’invocazione. Dobbiamo avere come prima «devozione» quella allo Spirito Santo (e quella alla Madonna ad essa ci porta, come a Cristo ci porta!). Secondo con il culto dello stato di grazia, si sa. E terzo con la vita tutta penetrata ed al servizio della Carità, che altro non è se non l’effusione dello Spirito Santo. Ecco: di Lui, soprattutto, ha oggi bisogno la Chiesa!

Dite dunque e sempre tutti a Lui: vieni!

Venerati Fratelli e diletti Figli!

Per celebrare insieme la festa di Pentecoste, fonte di ogni altra festa cristiana, per rievocare insieme l’avvento in pienezza dello Spirito Santo e per dare a questa divina Persona un atto di culto (amore per Amore) quanto più alto e più vivo, per gustare con la presenza assorbente del divino invisibile Ospite, nel canto unanime e nel silenzio unanime, un momento di genuina ebbrezza spirituale, per afferrare con uno sguardo, un istante, come nel bagliore d’un lampo, l’effetto visibile, storico, umano della venuta del Paraclito nel mondo, la Chiesa cioè, noi, l’umanità assunta nel flusso autentico ed operante della redenzione, la Chiesa vivente e peregrinante, da quel giorno ad oggi e via lanciata verso i suoi escatologici destini, per sentirci e saperci avvolti dalla corrente di grazia, - luce, forza, dolcezza, profezia e speranza -, emanante da Cristo ed a Cristo trascinante, soprannaturale carisma e virile virtù, così da attualizzare in noi un inverosimile fenomeno di santità, e da trovare in noi la semplicità e l’audacia di farci testimoni, noi, di Cristo nella realtà formidabile del nostro secolo, per meditare, pregare, godere insieme un giorno, fra i tanti della nostra vita stanca e prosaica, pieno e benedetto, Noi vi abbiamo invitati a questo santissimo rito.

 

Sì, è a voi specialmente, dilettissimi fra i diletti, Figli e Fedeli, quali siete, … è a voi che si è rivolto il Nostro invito, perché abbiamo a celebrare tutti insieme, come «un Cuor solo ed un’anima sola» (Act. 4, 32), la santa festività della Pentecoste… a voi specialmente, …si rivolge ora la Nostra parola, semplice e breve, …sul punto focale del mistero che commemoriamo, e parola impari a esprimere degnamente alcun che sulla luce che da quel punto si effonde, ma tutta pervasa, Figli carissimi, dall’ansia affettuosa di imprimersi nelle vostre anime, come vivo ed operante ricordo.

 

 

Bibliografia:

 

Paolo VI: Udienza generale - Mercoledì 12 Ottobre 1966 / Libreria Editrice Vaticana

Paolo VI: Omelia di Pentecoste - Domenica 17 Maggio 1964 / Libreria Editrice Vaticana

Paolo VI: Udienza generale - Mercoledì 29 Novembre 1972 / Libreria Editrice Vaticana

in sottofondo: STAR TREK Primo contatto di Jerry Goldsmith; ...sullo sfondo: Iside svelata di Antonio Bigliardi
Natura, Amore e Vita
Antonio BIGLIARDI
digilander.libero.it/antoniobigliardi


Per CONTATTI: antoniob64@libero.it




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  Natura, Amore e Vita - Antonio Bigliardi

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